di Antonio Damiani
Non capisco la sorpresa per il mancato quorum in un paese in cui da anni vota ormai a malapena il 60% degli aventi diritto; in cui ad invitare a non votare sono stati metà dei partiti esistenti, comprese alcune delle più alte cariche istituzionali; in cui l’informazione, con poche e meritorie eccezioni, si occupa esclusivamente di gossip e di cronaca nera, a volte nerissima.
Non capisco chi non si stupisce che in tale situazione comunque siano andate a votare più di 14 milioni di persone che hanno detto la loro sui diritti dei lavoratori e della cittadinanza.
Non capisco l’esultanza del centrodestra che rappresenta a malapena il 27% dell’elettorato; che per intestarsi una vittoria ha dovuto scappare dalle urne; che da mesi perde la maggioranza delle elezioni amministrative.
Non capisco i continui richiami a guardare al centro moderato, mitologica figura di cui da anni si parla e che nessuno ha mai visto.
Non capisco che non si colga il fatto che affrontare alcuni temi costituisca anche un vero e proprio investimento politico. O forse si coglie e allora tutto il frastuono delle piccole politiche appare nella sua mediocrità.