Hanno aspettato i giorni del silenzio elettorale per annunciare l’adesione a Bruxelles dell’Italia all’alleanza per il nucleare, parole pronunciate dal Ministro dell’Ambiente e la Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin.
Pazienza se l’ 8 e il 9 novembre 1987 il popolo italiano si recò alle urne per votare 5 referendum abrogativi di cui proprio tre di essi riguardavano il destino del nucleare in Italia. Votarono complessivamente circa 29,9 milioni di italiani. Il quorum fu raggiunto con un’affluenza alle urne del 65,1% sui circa 45,8 milioni di aventi diritto al voto. Il sì vinse con l’80,57%!
E ora i campioni del voto popolare ci vengono a raccontare che quel voto non conta più. Three Miles Island e Chernobyl non sono mai esistite. Come pure Alleanza Nazionale, nocciolo di questi governanti, che sostenne l’abrogazione delle normative sul nucleare nel 1987.
Pazienza che nessuno dei media nazionali abbia raccolto il significato di quel voto proprio oggi che la sicurezza del e per il lavoro ci impone di guardare il futuro con uno sguardo nuovo e più lungimirante.
Il nome della città, Černobyl’ in russo e Čornobyl’ in ucraino, deriva da una combinazione tra černo- o čorno- (черно / чорно, “nero”) e -byl (бил, “erba”) quindi il suo significato letterale sarebbe “erba nera”
Oggi che le politiche ambientali del Green Deal così ostili al governo Meloni, saranno definitivamente accantonate, sappiamo sin d’ora di che colore sarà l’erba del futuro per i nostri figli, con buona pace del voto che le loro madri e i loro padri hanno saputo esprimere il secolo scorso.