Nato nel lontano 2001 il Forum per la Finanza Sostenibile ha come missione fondamentale l’inclusione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nel cuore ma soprattutto nella mente dell’industria finanziaria contemporanea.
Sotto il vestito di associazione no profit esso raccoglie banche, assicurazioni, società di consulenza e rating provider, associazioni di categoria, fondazioni di origine bancaria, fondi pensione (Cometa e Pegaso come capofila), sindacati (Cgil, Cisl e Uil) ed enti del terzo settore.
Una delle chiavi di volta per aprire il sistema finanziario all’universo ESG ha un nome preciso: engagement, inteso come dialogo costruttivo investitori-emittenti su temi di sostenibilità.
Ricordiamo che nel maggio del 2023 il Forum ha lanciato un’iniziativa di engagement collettivo con lo Stato italiano, inteso come emittente di titoli di debito. Preceduta da una lettera indirizzata alla presidenza del Consiglio dei ministri ben 40 investitori istituzionali, tra cui molti Fondi Pensione chiedevano di conoscere lo stato della transizione ecologica e del rispetto dei parametri ESG da parte dalle istituzioni pubbliche nel loro complesso.
Per il Forum per la Finanza Sostenibile “il dialogo si focalizza sulle politiche dello Stato italiano su alcuni temi ambientali (adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, prevenzione dell’inquinamento e tutela della biodiversità), sociali (giusta transizione, promozione e protezione dei diritti umani, riduzione delle disuguaglianze) e di governance (parità di genere, prevenzione e contrasto alla corruzione), che hanno una rilevanza anche sul piano economico-finanziario.”
Per chi non sa o non ricorda, gli iscritti alla previdenza complementare italiana sono circa 10 milioni, di cui oltre il 75% cono lavoratori dipendenti, che muovono complessivamente un patrimonio di circa 224 miliardi di euro.
Attualmente il peso del debito pubblico italiano è pari al 14,1% del totale (nel 2022 15,4%) pari a 26,6 miliardi di euro (26,1 nel 2022) e proprio per questo crediamo che sia giusto che l’engagement collettivo con lo Stato Italiano elaborato dal gruppo di lavoro del FFS possa e debba raggiungere anche i modelli di legge che regoleranno il diritto di sciopero così come vengono declinati nel disegno di legge sulla sicurezza in discussione al Parlamento.
Dal mondo del lavoro si sono sollevato molte voci che chiedono il ritiro del provvedimento sull’autonomia differenziata, del ddl sicurezza e del collegato al lavoro, in discussione in parlamento. Il motivo è che questi provvedimenti, messi insieme, stanno riducendo la libertà di esistere delle persone.
Questa deriva che Roberto Saviano definisce Democratura tocca pesantemente il mondo del lavoro nei suoi diritti più sacri ed inviolabili protetti dalla Costituzione, per questo crediamo che le casseforti finanziarie alimentate dal lavoro abbiano il diritto dovere nel momento che sottoscrivono fette consistenti del debito pubblico nazionale di chiedere conto se gli ordinamenti legislativi in itinere contengano acidi e solventi in grado di sciogliere i più elementari diritti che regolano il mondo del lavoro e la corretta dialettica sociale che ne garantisce il funzionamento.
E voi come la pensate?