Corpo Appennino

 
Intervista a Simona Baldanzi a cura di Antonio Damiani.
 
Il nuovo libro di Simona Baldanzi, Corpo Appennino. In cammino da Monte Sole a Sant’Anna di Stazzema, è in libreria da pochi giorni, edito da Ediciclo. Parla di una camminata in gruppo sull’Appennino tosco-emiliano, nei luoghi delle stragi nazifasciste e di una riflessione sul nostro tempo. E parla anche di un’estate particolare, nella quale l’autrice deve sottoporsi ad un intervento alla testa.
 
Simona è una scrittrice che vive nel Mugello e ha pubblicato: Figlia di una vestaglia blu, Fazi 2006, poi in Alegre, 2019; Bancone verde menta, Elliot 2009; Mugello sottosopra. Tute arancioni nei cantieri delle grandi opere, Ediesse 2011; Il Mugello è una trapunta di terra, Laterza 2014;Maldifiume. Acqua, passi e gente d’Arno, Ediciclo 2016.
A lei abbiamo chiesto di parlarci del libro.
 
Dopo “Il Mugello è una trapunta di terra” e “Maldifiume”, un’altra lunga camminata. Ovviamente è più di un genere letterario.
 
Camminare oltre a essere un modo di stare nel mondo è un metodo per tenere allenato sguardo e indagine, una ricerca di equilibrio, ritmo e andatura. È anche il tempo giusto alla riflessione e all’ascolto che ricerco proprio per tentare di raccontare storie il più possibile pulite, schiette. Un’ancoraggio alla concretezza che mi fa sudare e dilatare i sensi. Ecco se solo sfiorassi ciò che si sente, si vive, si scopre camminando con la lettura di ciò che scrivo ne sarei soddisfatta. Anche solo il mistero di farcela mi fa insistere a camminare e scrivere. 
 
 
Nel tuo nuovo libro la Storia italiana e quella della Resistenza si affiancano alla tua storia personale, alla malattia e all’incontro con la sanità pubblica, argomento quanto mai centrale in questi giorni.
 
Quando, dopo l’operazione alla testa che ho avuto, ho di nuovo camminato nel corridoio dell’ospedale pubblico a Firenze, ho davvero avvertito la commozione di poterlo fare grazie alle milioni di lavoratrici e lavoratori che sostengono con le tasse il nostro sistema sanitario universale. E tutto questo ha una storia lunga dalla resistenza alle lotte operaie su salute in fabbrica e nel territorio. Ho sentito una valanga di gratitudine che non può esaurirsi in omaggio o sterile memoria da maquillage. Bisogna metterci i corpi per difenderla, migliorarla, potenziarla. E non lo possiamo fare senza interconnettete tutto: lavoro, vita e tempi, forme delle città, ecologia e trasporti, sistema economico. Se non lo capiamo in pandemia saremo minacciati sempre di più da virus o altre forme di disgregazione. 
 
 
Nei tuoi libri si avverte sempre la compresenza della necessità dell’impegno politico e sociale e dell’attenzione alle singole comunità territoriali. Promemoria letterario per la sinistra politica e sindacale?
 
Sorda a sinistra. Questo mi sono ritrovata e su questo ho pensato molto e lo racconto in Corpo Appennino. Il mio corpo simile alla sinistra, che non sa ascoltare. Lo insegna agli altri, non lo pratica in proprio. Io che cerco di abituarmi ad un senso manomesso, ricercare un altro equilibrio e quindi riscoprire il fare insieme, L’aggiustarsi insieme, l’umiltà di reimparare. Credo di averne bisogno sia per me che per le organizzazioni a sinistra. Poi sì il territorio, il fare nel proprio e nel quotidiano prima di ogni lezione. Sì, sono stanca di chi dà lezioni e poi fa in un altro modo. Sono stanca di chi fa in un certo modo perché così si deve fare o si è sempre fatto, senza sperimentare e provare a fare in maniera diversa. Non abbiamo più bisogno di militanti stanchi o guardiani di un recinto o macchiette di spicciola convenienza personale. I potenti osano, noi bisogna osare una spanna più di loro. Ecco vorrei vedere acceso il senso dell’ideale non per difendere una bandiera, ma per sentirle davvero forti le ingiustizie e non permettersi di accettarle. 

Informazioni su Walter Bottoni

Nato il primo settembre 1954 a Monte San Giovanni Campano, ha lavorato al Monte dei Paschi. Dal 2001 al 2014 è stato amministratore dei Fondi pensione del personale. Successivamente approda nel cda del Fondo Cometa dei metalmeccanici dove resta fino 2016. Attualmente collabora con la Società di Rating di sostenibilità Standard Ethics.
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