Attualità di Federico Caffè

Ciclo di Videoconferenze – Quarto incontro
Martedì 7 luglio 2020 – h 21.00

Il link alla videoconferenza si trova sul gruppo whatsapp “#Agorà Roma” al link: https://bit.ly/2yKlgVv

“Ci si trastulla nominalisticamente alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo. E si continua ad ignorare che esso, nelle ispirazioni ideali, è racchiuso nella Costituzione, nelle condizioni tecniche è illustrato nei lavori della Commissione economica per la Costituente”

Ci ritroviamo in un mondo rivoluzionato dalla pandemia COVID 19. I sistemi sociali, della sanità, del lavoro, dell’educazione, tutti i sistemi sono investiti in maniera epocale dal virus. Nulla del genere si era mai visto in passato, per la pervasività che abbraccia tutto il globo. In questo frangente, come nei momenti di sconforto e di rabbiosa reazione, tocca anche andare alla memoria ed all’esempio del passato. In particolare all’esempio dei maestri. Ci è dunque parso utile affrontare in questo frangente una comune riflessione, tra allievi ed estimatori del Prof. Federico Caffè, il quale instancabilmente invitava a ragionare e riflettere con la propria testa. Offre un certo senso di riferimento

confortante il “Manifesto del Gruppo Federico Caffè”, che abbiamo redatto qualche mese fa e che inquadra un modo di pensare, riflettere e guardare il mondo che ci circonda.

Il Programma Economico della Costituzione Italiana alla luce del pensiero di Federico Caffè

Introduzione: Pino Amari,

Intervengono: Giovanna Leone, Roberto Schiattarella,

Mario Tiberi, Enrico D’Elia

Modera: Alfonso Scarano

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Manifesto del Gruppo Federico Caffè

Gli aderenti al Gruppo si riconoscono nel pensiero e nell’esempio di Federico Caffè, ritenendoli più che mai attuali anche a distanza di oltre trenta anni dalla sua scomparsa. Federico Caffè, nei suoi molteplici impegni di studioso, di educatore e di “consigliere del cittadino”, come egli stesso volle definirsi, ha perseguito la realizzazione del progetto e dei principi della Costituzione. Questo Manifesto intende elencare i principali valori ai quali ci richiamiamo, utilizzando, ove possibile, le stesse parole di Caffè o quelle dei testi che ha più amato.

Il Gruppo aspira ad essere una «coalizione», nel senso auspicato da Zigmund Bauman richiamandosi all’invito del Pontefice per il quale occorre «realizzare non più coalizioni solamente militari o economiche, ma culturali, educative, filosofiche, religiose. Coalizioni, che mettano in evidenza che, dietro molti conflitti, è spesso in gioco il potere di gruppi economici. Coalizioni, capaci di difendere il popolo dall’essere utilizzato per fini impropri».
Innanzitutto, ci ispiriamo all’ideale di Federico Caffè “di costruire un mondo in cui il progresso civile e sociale non rappresenti il sottoprodotto dello
sviluppo economico, ma un obiettivo coscientemente perseguito”. Alle critiche di «utopismo», rispondiamo che ” l’utopia non è altro che l’affermazione di una civiltà possibile contro le strettoie del presente”. Coltiviamo I’«apparente utopia» delle nostre madri e padri costituenti i quali affermano che: «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al pogresso materiale o spirituale della società» [art. 4 Cost.]; attività o funzioni che si estendono lungo l’intero percorso esistenziale, senza dimenticare che «I cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore» [art. 54 Cost.].

Crediamo in un riformismo che non esclude scelte anche radicali a fronte di radicali ingiustizie, ma non indulge a quegli insidiosi «velleitarismi» contro cui metteva in guardia Caffè, riprendendo le riflessioni di Antonio Gramsci; e tanto meno contempla il “moderatismo opportunistico”.
Condividiamo la considerazione secondo la quale “Ci si trastulla nominalisticamente alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo. E si continua ad ignorare che esso, nelle ispirazioni ideali, è racchiuso nella Costituzione, nelle condizioni tecniche è illustrato nei lavori della Commissione economica per la Costituente”, in cui Caffè fu attivamente impegnato. Con lui chiediamo a politici e governanti: “Quando ricorderanno che «E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» [art. 3 Cost.]”. Perché «Una Costituzione non basta a creare una democrazia. Questa, infatti, vive solo nella consapevolezza, da parte del popolo, della irrinunciabilità dei valori che vi sono contenuti, dal rispetto dei principi che vi sono codificati», come scrisse Carlo Ghisalberti.

Siamo convinti dell’attualità del pensiero di Keynes, secondo il quale «I difetti più evidenti della società economica in cui viviamo sono l’incapacità a provvedere un’occupazione piena e la distribuzione arbitraria ed iniqua della ricchezza e del reddito», e ci riconosciamo nelle affermazioni di Caffè, secondo cui “Non ci si può rassegnare all’idea che un’intera generazione di giovani debba considerare di essere nati in anni

sbagliati e debba subire come fatto ineludibile il suo stato di precarietà occupazionale”, cui si aggiungono i problemi “delle drammatiche condizioni di lavoro e di sfruttamento di italiani e immigrati, come documentano laconicamente le statistiche sui morti sul lavoro, della devastazione ambientale e umana […]. Al posto degli uomini abbiamo sostituito i numeri e alla compassione nei confronti delle sofferenze umane abbiamo sostituito l’assillo dei riequilibri contabili”.

Come Caffè, siamo ben consapevoli dell’esistenza delle «compatibilità economiche», ma crediamo che non possano essere ingenuamente rappresentate solo tramite indici e quozienti, buoni per ogni tempo e luogo, a cui attribuire un valore mistico, con un atteggiamento che egli chiamava ironicamente “pitagorismo economico”. Non crediamo nella provvidenziale «mano invisibile» del mercato che, invece, “ha nomi, cognomi e soprannomi”; per l’esistenza delle tante e ben note posizioni di oligopolio che causano o aggravano molti dei problemi economici. Siamo invece convinti che “poiché il mercato è una creazione umana, l’intervento pubblico ne è una componente necessaria e non un elemento di per sé distorsivo e vessatorio”.
Sono, infatti, numerose le “possibili divergenze di carattere generale (e non meramente sporadico) tra interesse privato e sociale” che richiedono un penetrante ed intelligente intervento pubblico, e una “riconquistata socialità”. Riteniamo, inoltre, che i «fallimenti dello Stato» vadano affrontati, non con la regressione allo «Stato minimo», ma con un’azione di più intensa democratizzazione e qualificazione dello Stato stesso, nelle sue varie articolazioni centrali e periferiche.

Non crediamo che si possa e debba rinunciare all’equità in cambio dell’efficienza, in nome di una presunta «neutralità scientifica» dell’economia, poiché questa “disciplina” nasce dall’etica e non dalla matematica, ed è impregnata inevitabilmente di “presupposti di valore”. Anche per questo riteniamo che sia “la politica a dover cavalcare l’economia e non viceversa”. · Siamo più che mai convinti che “Insistere su una politica che non escluda, tra gli strumenti da essa utilizzabili, i controlli condizionatori delle scelte individuali; e che consideri irrinunciabili gli obiettivi di egualitarismo e di assistenza che si riassumono abitualmente nell’espressione dello Stato garante del benessere sociale; che affidi all’intervento pubblico una funzione fondamentale nella condotta economica; può dare l’impressione di qualcosa di datato e di una inclinazione al ripetitivo e di predicatorio, tollerabile per sopportazione più che convincimento. Tuttavia, non è improbabile che questi
Poi, cliccare “join”
Poi cliccare “apri zoom meeting”
Poi cliccare “join with computer audio”
Il sistema chiede il numero della riunione, composto da 9 cifre numeriche, che appaiono a destra nel link all’indirizzo della videoconferenza
in alto a destra andare su bottone “join a meeting”.punti fermi di una concezione economico-sociale progressista, anche se oggi sembrano eco sbiadita di un pensiero attardato, si ripresentino -in realtà si stiano già ripresentando- sotto aspetti diversi: come critica a un profitto considerato avulso da preoccupazioni di indole sociale; come attività di volontariato ispirata ad un’etica radicata nei valori della trascendenza; come rifiuto di un individualismo spinto a tal punto da perdere ogni contatto con un’economia al servizio dell’uomo”.

Con Norberto Bobbio, riteniamo che «Stato sociale e democrazia sono insieme inscindibili, non solo storicamente, e la lesione del primo non può che avvenire a scapito della seconda», e che «la più solida democrazia è fondata sulla pluralità delle democrazie», come aggiungeva Guido Calogero; perché democrazia aziendale, economica, civile, sociale e politica sono connesse e tra di loro solidali. Anche per questo, insieme a Caffè, consideriamo indispensabile il ruolo del movimento sindacale.
Riteniamo che “l’inquinamento finanziario”, al pari di quello ambientale, abbia prodotto danni rilevanti e siamo consapevoli che “la sovrastruttura finanziario-borsistica con le caratteristiche che presenta nei paesi capitalisticamente avanzati favorisca non già il vigore competitivo, ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio, che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori in un quadro istituzionale che di fatto consente e legittima la ricorrente decurtazione o il pratico spossessamento dei loro peculi”.

Concepiamo la scuola, prima che come strumento di formazione professionale, come introduzione alla «cittadinanza attiva» e consapevole, basata sull’autonoma capacità di giudizio e sul coraggio delle proprie idee, perché una corretta informazione, soprattutto quella economica, è condizione indispensabile per la vita democratica. Una «cittadinanza attiva» che richiede la rivendicazione del «diritto di avere diritti», ma non meno il «diritto di avere doveri», nei confronti di sé stessi, delle comunità a cui si appartiene, e non solo nazionali.
Siamo convinti che l’Europa sia il “nostro destino e il nostro futuro”, ma critichiamo la scelta di aver fatto precedere la”via monetaria” al “duro lavoro” necessario al “processo di avvicinamento delle economie nazionali [tra le quali] esistono diverse velocità di percorso”, come ammonì profeticamente Caffè. Un «duro lavoro», tutto ancora da perseguire, con spirito cooperativo e solidale, superando il paradigma neoliberista, che

Caffè contestò già nell’immediato dopoguerra e che ha causato anche l’ultima grande crisi e la successiva lunga recessione.

Federico Caffè fu sempre fedele a questi valori e noi ci impegnano a renderli concreti nella vita di tutti i giorni, nell’attività professionale e nell’impegno sociale.

Roma, ottobre 2019.

Nota: Le parole e frasi tra virgolette alte sono testuali espressioni di Caffè.

Modalità di accesso alla videoconferenza

L’invito alle videoconferenze avverrà partecipando al gruppo: “#Agorà Roma” raggiungibile al link: https://bit.ly/2yKlgVv, gruppo sul quale, il giorno della conferenza, verrà postato il link di accesso alla sala virtuale del dibattito.

Il sistema di video conferenza scelto è zoom, fruibile da cellulare con l’applicazione scaricabile all’indirizzo: https://bit.ly/2UHxlSU

Da pc accedere al sito web: www.zoom.com

Informazioni su Walter Bottoni

Nato il primo settembre 1954 a Monte San Giovanni Campano, ha lavorato al Monte dei Paschi. Dal 2001 al 2014 è stato amministratore dei Fondi pensione del personale. Successivamente approda nel cda del Fondo Cometa dei metalmeccanici dove resta fino 2016. Attualmente collabora con la Società di Rating di sostenibilità Standard Ethics.
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