Pietre Angolari

È vero che la Storia degli uomini procede per gradi evolutivi, ed è altrettanto vero che la Storia dell’umanità è relativamente recente, almeno a confronto con l’evoluzione del mondo animale e vegetale.
Tuttavia la Storia umana mostra una peculiarità: a volte succede che un accadimento singolare provochi un “salto” in avanti, basti pensare alla scoperta, o ri-scoperta, delle Americhe da parte di Colombo; il mondo non fu più lo stesso: la sfericità della Terra (anche se non tutti ne sono convinti tutt’oggi…), etnie, animali, frutti, vegetali, tutti completamente sconosciuti, si affacciarono, e successivamente si imposero al mondo occidentale. Altro esempio, più vicino temporalmente e fisicamente, è stata la scissione dell’atomo da parte di Enrico Fermi ed i Ragazzi di via Panisperna.
Beh, questa particolarità dell’evoluzione umana, si riscontra anche nella storia della Musica.
Senza andare a tempi troppo lontani, e senza scendere troppo in profondità in nozioni molto specialistiche, basti considerare che la musica, come insieme di suoni organizzati, segue passo passo l’esistenza umana da sempre. Dai primi strumenti tipicamente ritmici, traevano spunto dalla replica di suoni legati a fatti quotidiani quali la corsa, il battito del cuore, il galoppo di animali, si arriva (dopo decine di migliaia di anni…) ai primi strumenti musicali veri e propri: flauti, cetre, trombe. Ma siamo ancora alla Mesopotamia, all’antico Egitto ed ancor prima agli antichi imperi del Mali (Africa occidentale).
Finché si arriva alla Grecia (sempre loro!) ed alla prima sistemazione logica e consapevole delle scale musicali.
Non voglio rischiare di cadere nella pedanteria, e quindi salto a piè pari almeno duemila anni di storia musicale: canoni, canti gregoriani, musica ecclesiastica, ecc, ma quello che mi preme sottolineare è che in Europa la musica prende una strada precisa, sia nelle sue forme colte, che in quelle più popolari: la musica tonale. Non mi addentro in un discorso per addetti ai lavori, ma tanto per capire, dirò che la musica tonale è ogni musica strutturata intorno ad una nota (tonica) utilizzando le relazioni con le altre note della propria scala (3°, 5°, 7°…); in pratica ogni canzone che ascoltiamo è espressione di musica tonale, quando un giovane alle prime armi con la musica chiede all’amico esperto quali accordi usi nel tal brano, dovrebbe notare che gli accordi sono tutti in una certa relazione con la nota principale o tonica (o centro tonale).
Bene. Ma nel resto del mondo? Le cose stanno diversamente: il paese che si è distinto fin dall’antichità nella costruzione di teoria musicale è l’India (con varie differenze tra Nord e Sud).
La musica indiana (sia colta che popolare) si basa sul concetto di Raga: una composizione in cui c’è un canovaccio a fare da linea melodica e ritmica, e largo spazio ad abbellimenti, variazioni, ghirigori, lasciati alla maestria degli esecutori; la melodia è portata generalmente dal violino (ben conosciuto ed usato in India), cui si aggiungono le Tabla (sorta di percussioni dal suono modulabile), il sitar, ecc. Un Raga può durare da pochi minuti ad ore, massimo tre in quanto il giorno viene suddiviso in otto frazioni di tre ore ciascuna. La bravura dei musicisti risiede nell’improvvisare ritmi e melodie intersecandosi tra loro, con botta e risposta, momenti parossistici, virtuosismi considerevoli, ma anche spazi larghi, introspettivi, linee dolci, serene.
Tutto questo è motivato dall’intento di suscitare sensazioni e sentimenti in chi ascolta, in relazione con i vari momenti esecutivi; si può affermare che l’ascoltatore diventa parte della musica che ascolta, nella misura in cui ne viene coinvolto emotivamente: questo è Raga.

Nell’ascolto qualcuno avrà notato come tutto il Raga si basi su un’unica tonalità; quindi quello che si era detto sugli accordi, le relazioni tra la nota tonica e le altre note utilizzate, non vale più! Qui c’è un unico centro tonale su cui si eseguono variazioni melodiche e ritmiche; tuttavia le variazioni melodiche seguono regole precise: devono inserirsi in canoni precisi, detti modi; i modi sono stati enumerati e chiamati con nomi etnici dagli antichi Greci (e dai!); modo ionico, frigio, dorico, ecc.
Questa musica, Indiana, ma non solo, si chiama appunto musica modale.
Anche nella musica occidentale ci sono esempi famosi di musica modale: il celebre Bolero di Ravel, ma anche Banana Boat Song di Harry Belafonte, da un antico canto di raccoglitori di banane in Giamaica, e perfino il Mondo in mi7° di Adriano Celentano.

È interessante notare che anche un altro brano famoso, The Lyon Sleeps Tonight, in qualche modo assimilabile alla musica modale, deriva da un antico canto popolare Zulu.

Ma l’influenza della musica modale si è fatta sentire soprattutto nel jazz: quando le correnti Be Bop e Hard Bop negli anni ’50 erano arrivate ad un livello di complicazione tale che perfino Miles Davis ebbe a dire “non ce la faccio!”. Cominciò così il ritorno alla semplicità di un genere di musica che consentisse agli artisti di esprimersi in totale libertà espressiva, cioè improvvisando su un “canovaccio”. Miles Davis pubblicò l’album Kind of Blue, con cui sdoganò la musica modale nel mondo del jazz, ascoltate il brano So What ad esempio, si articola su due tonalità assolutamente indipendenti tra loro, distanti un semitono, ma in ciascuna tonalità c’è piena libertà espressiva per i musicisti; anche il modo di suonare la batteria cambia: da sorgente ritmica, diventa (anche) contraltare di chi sta improvvisando, ora sottolineando, ora contrapponendosi alla linea improvvisata.

Ci sarebbe molto da dire anche su un altro protagonista dell’epoca di grandissimo spessore: John Coltrane, ma preferisco rimandare ad un’altra occasione per approfondire l’argomento; qui è importante sottolineare che Coltrane, anche lui proveniente dal Be Bop, ebbe la stessa evoluzione di Miles Davis, approdando alla musica modale, scavando però nell’intima connessione spirituale e mistica che la caratterizza. La musica modale si basa su improvvisazione ed empatia emotiva, è intuitivo considerare una connessione divina che interferisce e avvolge esecutori ed ascoltatori estraniandoli dalla realtà circostante in una sorta di trance. Per capire appieno quanto appena riferito, ascoltate il brano A Love Supreme, composto da John Coltrane ed eseguito per l’occasione da due chitarristi d’eccezione: Carlos Santana e John McLaughlin.

Meglio di tante parole! Ma qui entra in gioco un personaggio nuovo, John McLaughlin “Mahavishnu”: chitarrista Jazz inglese, di solida preparazione teorica ed iperbolica capacità tecnica, collabora con Miles Davis insieme al batterista Billy Cobham. Viene colpito ed influenzato dalla spiritualità indiana, ne abbraccia i principi, colpito dalla musica indiana, ne studia e sperimenta i sentieri più tortuosi; cerca musicisti bravi ed esperti, disposti a seguirlo su una via nuova: rendere proponibile al pubblico occidentale una musica basata sulla musica modale d’estrazione indiana, ma eseguita con strumenti moderni, elettrici, con sonorità e potenza decisamente “rock”.
Nel 1971 viene fondata la Mahavishnu Orchestra da John McLaughlin e Billy Cobham; si uniscono a loro Rick Laird al basso, Jerry Goodman al violino elettrico, e Jan Hammer alle tastiere. Da un punto di vista puramente commerciale sembra una scommessa persa in partenza, nel 1971 esce il primo disco, Inner Mountain Flame, e gli ascoltatori di mezzo mondo restano a bocca spalancata di fronte ad una cascata di note, ritmi, atmosfere, tutto assolutamente inedito! È un successo planetario, bissato nel 1973 da Birds Of Fire.

L’exploit commerciale è del tutto inatteso e sorprende anche i componenti della band, ma quello che forse non avevano messo in conto è l’enorme influenza che la loro musica avrebbe avuto negli anni successivi fino a tutt’oggi. La musica Jazz e la Fusion sarebbero molto diverse senza l’esperienza della Mahavishnu Orchestra, artisti come Michael Brecker, Wayne Shorter, Marcus Miller, Chick Corea, solo per citarne alcuni, avrebbero suonato cose diverse in modo diverso.
Mahavishnu Orchestra è stata una pietra angolare della musica contemporanea.
Questo porta ad una riflessione sull’importanza della contaminazione: i fenomeni artistici, non solo musicali, nascono da contaminazioni, la lingua parlata è continuamente contaminata, così la lingua scritta.
La contaminazione è un arricchimento culturale e spirituale, l’isolamento è sterile purezza.
A ben vedere anche il concepimento di una vita umana è frutto di una contaminazione tra sessi diversi…
Cosa sarebbe il mondo se ognuno se ne fosse stato a casa propria?

Informazioni su Walter Bottoni

Nato il primo settembre 1954 a Monte San Giovanni Campano, ha lavorato al Monte dei Paschi. Dal 2001 al 2014 è stato amministratore dei Fondi pensione del personale. Successivamente approda nel cda del Fondo Cometa dei metalmeccanici dove resta fino 2016. Attualmente collabora con la Società di Rating di sostenibilità Standard Ethics.
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