L’arte dimenticata di Ibrahim Gokcek, Helin Bolek e Mustafa Kocak

Nella teoria dell’informazione di Pierce troviamo una semplice regola: troppa informazione equivale a rumore. Oggi che l’informazione passa prevalentemente attraverso le immagini troppe immagini equivalgono a non vedere più la realtà. Forse è per questo che l’immagine di Ibrahim Gokcek morente dopo 323 giorni di sciopero della fame in un carcere turco è sfuggita a molti, seppellita tra tante altre immagini, come quella di Helin Bolek, morta dopo 288 giorni di sciopero della fame a 28 anni, e come quella di Mustafa Koçak morto dopo 297 giorni senza nutrirsi.

Ma chi erano Ibrahim e Helin e Mustafa ? e perchè si sono dati una morte così estrema.

Ibrahim e Helin e Mustafa suonavano in un gruppo musicale molto noto in Turchia – Grup Yorum e nelle loro canzoni denunciavano la politica di Erdogan come un regime che toglie l’aria, la libertà e per questo erano perseguitati e gli era stato proibito di fare concerti. Erano accusati di essere terroristi, ma le loro armi erano la musica e la protesta non violenta come lo sciopero della fame. E’ bastata una semplice denuncia senza prove e sono finiti nelle carceri di Erdogan. Chiedevano un giusto processo  e sono stati torturati. E allora si sono lasciati morire per poter urlare al mondo cosa sta accadendo in Turchia. Il digiuno di Ibrahim Gokcek era stato interrotto due giorni fa, dopo che Erdogan aveva ceduto alle pressioni internazionali accettando che la band potesse tornare a suonare. Ma il ricovero in terapia intensiva non è bastato a salvarlo.  La moglie di Gökçek, Sultan Gökçek, è ancora incarcerata insieme ad altri membri del gruppo.

La realtà è che la colpa del Grup Yorum è di essere un gruppo musicale militante, ovvero con idee politiche diverse da quelle dell’uomo che detiene il potere nel loro paese.

Eppure basta vedere bene quelle immagini di tre ragazzi morenti per far riemergere dal passato altre storie, altre immagini. Le immagini dei prigionieri dei lager nazisti ad esempio. Il regime che ha inventato il termine Arte Degenerata per classificare tutta quell’arte che non si adegua al regime. Il jazz, la musica seriale di Schoenberg, i quadri di Kandinskij. Tutta non arte, roba da distruggere. E a ben guardare altri fantasmi e altre storie riemergono, come l’Editto del Silenzio del regime Talebano che imponeva a tutti in Afghanistan di non fare alcuna musica. Ma perchè il regime ha paura della Musica, perchè ha così paura dell’Arte. Forse perchè l’Arte e la Musica sono incontrollabili, libere per natura, inarrestabili. Forse perchè Arte e Musica senza libertà non possono esistere. Resta da capire perchè gli organi di informazione in Italia si siano dimenticati di raccontarci questa storia. Distrazione? Autocensura? Anche al tempo dei campi di concentramento nazisti molti si ostinavano a non credere che un simile orrore fosse possibile. Eppure è accaduto, e ci siamo detti : Mai più.

A questo proposito voglio raccontarvi una storia dimenticata e accaduta a Terezin un campo di concentramento che i Nazisti avevano mascherato da città, con piazze, scuole e perfino un teatro. Un giorno a Terezin fu invitata una delegazione della Croce Rossa. Furono organizzate diverse visite e manifestazioni. Il compositore ebreo Hans Krása fu incaricato di realizzare uno spettacolo con i bambini di Terezin. Misero in scena un’operina dal titolo BRUNDIBAR dove si raccontava la storia di un uomo che dapprima sembrava buono mentre dopo si rivela essere cattivo e perfido al punto da causare morte e disperazione. Al termine dell’esibizione la delegazione della Croce Rossa applaudì soddisfatta e stese un rapporto più che positivo sull’organizzazione di Terezin. Su Youtube si possono vedere i filmati originali di quella visita e anche le voci e i volti di quei bambini che furono tutti destinati alle camere a gas. Guardateli bene, nei loro occhi troverete lo stesso sguardo di Ibrahim Gokcek, lo stesso sguardo di chi viene sacrificato. 

                                                                                                        Guglielmo Pernaselci

Informazioni su Walter Bottoni

Nato il primo settembre 1954 a Monte San Giovanni Campano, ha lavorato al Monte dei Paschi. Dal 2001 al 2014 è stato amministratore dei Fondi pensione del personale. Successivamente approda nel cda del Fondo Cometa dei metalmeccanici dove resta fino 2016. Attualmente collabora con la Società di Rating di sostenibilità Standard Ethics.
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