La scala immobile dei Perennial

Alberto Brambilla già Sottosegretario di Stato al Ministero del Welfare, con delega alla “Previdenza Sociale”, dal giugno 2001 al 17 maggio 2006 (2º e 3° Governo Berlusconi) nonché Consigliere economico alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dal 2018 al 2020 ha recentemente dichiarato sulla manovra da 35 miliardi approvata dal Consiglio dei Ministri il 22 novembre scorso che taglia le pensioni, riducendo l’adeguamento all’inflazione che vale 3,3 miliardi per il 2023 e 6,5 per i due anni successivi, tutto il suo stupore e la sua forte contrarietà. “Non mi aspettavo che il Governo facesse sei fasce. E’ come dire alla gente, che anche se tu sei stato bravo, non possiamo andare a prendere i soldi altrove e quindi li prendiamo da te.”

Oggi ci ricorda lo Spi Cgil che lo scenario generazionale italiano è capovolto con 16 milioni di pensionati che sono diventi un collante fondamentale chiamato a tenere unite le varie generazioni. 

In un Paese come l’Italia che invecchia velocemente e in cui non si fanno più figli, da cui i giovani scappano perché non c’è lavoro e quel poco che è rimasto è precario, sbaglia chi vede negli anziani una zavorra o una casta privilegiata adagiata su pensioni faraoniche. Gli anziani rappresentano piuttosto una forza attiva, una risorsa a cui le nuove generazioni e quelle di mezzo si sono aggrappate specie durante la pandemia. I cosiddetti Perennial. Ecco perché le politiche, le rivendicazioni e le attività che li riguardano hanno ricadute più ampie, coinvolgono la società nel suo complesso e rappresentano quindi un INTERESSE  GENERALE.

Alla vigilia della manifestazione nazionale indetta dallo Spi-Cgil prevista per il prossimo 16 dicembre a piazza Santi Apostoli a Roma abbiamo incontrato Mimmo Moccia a cui abbiamo rivolto alcune domande.

Oggi che il giudizio della CGIL risulta definito ti vorrei impegnare sui tempi e i modi con cui si è giunti a questa sintesi politica. Il primo giudizio severo del Segretario Generale arriva alla stampa il 25 novembre eppure il giudizio dello Spi-Cgil aveva anticipato addirittura di qualche ora la manovra di bilancio della Meloni varata, come ricorderai, poi il 22 novembre. Riavvolgendo il nastro ricordiamo che il 16 novembre, ben sei giorni prima della presentazione del varo della manovra di Governo, i segretario della Fiom dichiarava  “Oggi la rivalutazione delle pensioni – incide in maniera significativamente positiva per le pensioni più alte, in maniera invece diciamo così non determinante per le più basse. Sarebbe opportuno che il governo intervenga per chi ha le pensioni al minimo, visto che c’è un’inflazione tra l’altro così alta”. Non ti è sembrata una vera e proprio  invasione di campo?

Considero il comportamento, le scelte della CGIL intempestivi, inappropriati, completamente inadeguati rispetto alla gravità della situazione e alle scelte del Governo che corrispondono perfettamente a  quanto dichiarò Warren Buffet nel 2006 : “ E’ in corso una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe, la classe ricca che sta facendo la guerra e la stiamo vincendo “. Un lunghissimo inerte silenzio, un’afasia prolungata, l’assenza di iniziative, un torpore paralizzante hanno caratterizzato la CGIL nel mese precedente le elezioni e nelle settimane successive.

Mi chiedo e chiedo ai militanti della CGIL cosa avrebbero scelto di fare, in condizioni analoghe, Di Vittorio, Lama, Trentin, Cofferati? La risposta ce la dà Seneca :” Gubernatorem in tempestate intellegas “ è solo nella tempesta che si può valutare il timoniere. E questa tempesta che travolge lo stato sociale, annichilisce i diritti, considera pedagogica l’umiliazione, opera il più cruento trasferimento di ricchezza   a favore delle classi abbienti, ci dà una risposta definitiva e incontrovertibile: il timoniere non è all’altezza. Constatazione amara e dolente, soprattutto per chi come me nel 2010 era stato il primo firmatario della mozione congressuale La CGIL CHE VOGLIAMO, mozione della quale era stato fervente animatore l’attuale Segretario Generale.

Per quanto riguarda il pronunciamento del segretario della FIOM non lo valuto un’invasione di campo, ma un obsoleto modello di ragionamento frutto di categorie vetuste in cui si mettono in contrapposizione ceti sociali  la cui unità sarebbe, invece, indispensabile per produrre una lotta generale  e di massa, non a caso lo SPI organizza e rappresenta tutti i pensionati . Evidentemente al gruppo dirigente della Fiom un trasferimento di ricchezza verso la rendita, il lavoro autonomo, l’area dell’evasione fiscale ,  di 3,3 miliardi nel 2023 e di 6,5 nel 2024 appaiono , come diceva l’inarrivabile Totò :” Quisquilie e pinzillacchere “. 

“Milioni di pensionati e di pensionate – sostiene Pedretti – sono il bancomat da cui vengono forzatamente prelevate le risorse per finanziare una manovra di bilancio che non serve al paese e che favorisce i furbi e gli evasori. Sono 3,7 miliardi di euro in un solo anno, non bruscolini. Ma al di là dei mal di pancia manifestati sommessamente dai pensionati CISL e UIL non ti pare che invece di andare alla ricerca delle tabelle della rivalutazione perduta i media avrebbero fatto meglio che dare direttamente la voce alle persone in carne ed ossa?

Negli anni ’90 , ascoltando un intervento di Sergio Cofferati, appresi un modo di dire milanese “ offele fa lo tò mesteee “ ovvero , pasticciere fai il tuo mestiere. Era sostanzialmente un richiamo al sindacato e ai sindacalisti perché rimanessero saldamente ancorati allo specifico del loro agire e del loro ruolo.

La tua domanda me l’ha rievocato. Infatti, non considero i media responsabili di una sottovalutazione o di una distorta informazione sulla questione delle pensioni, ma ritengo che ben altri soggetti  abbiano gravi e precise responsabilità.

Non intendo fare il mestierante o l’elusivo rispondendo alla tua domanda con un’altra domanda, ma secondo te Walter chi avrebbe dovuto promuovere una vasta, imponente mobilitazione e, attraverso questa, dare voce, protagonismo, visibilità ai pensionati puniti e beffati da queste scelte del governo? Puniti quelli ai quali non sarà riconosciuto l’adeguamento al costo della vita, beffati e umiliati i percettori delle pensioni minime che potranno godere di un incremento del loro reddito mensile di ben 7,88 euro.

Io ho pochi dubbi in merito: il Sindacato e la Sinistra e non doveva essere una risposta settoriale, categoriale, ma generale perché non solo vengono messi in discussione i diritti, ma perché si disegna un modello di società caratterizzato da un esproprio di ricchezza ingiusto e feroce, si nega la sopravvivenza, il presente e il futuro a milioni di diseredati, poveri, precari. Gli scioperi regionali convocati dalla CGIL cadono nel silenzio più cupo . Il prossimo 16 dicembre, ovvero domani dovrebbe scioperare la Campania, ne sono informati solo gli addetti ai lavori, nelle fabbriche, negli uffici tutto tace e la stampa cittadina ignora completamente l’evento. Sarà molto istruttivo al termine degli scioperi misurare l’effettiva partecipazione.

 Il 23 marzo del 2002 la CGIL portò in piazza 3 milioni di persone per difendere l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.  

Bruno Trentin scrisse nel suo diario ” Eppure qualcosa si muove nel Paese, forse una svolta nella ribellione di una società civile contro l’estraneità della politica “. Temo che oggi parlerebbe di estraneità della politica e del Sindacato.

L’autocanditatura di Landini rompe un prassi consolidata. Sembra quasi che la complessità dell’architettura dell’organizzazione tutta, con la pandemia abbia accelerato i mutamenti profondi  già in atto nella formazione delle decisioni, corrompendo il flusso della dialettica interna che è sempre stato una linfa vitale nel processo di interazione sia tra singoli compagni quanto tra strutture anche se distanti tra loro. Non pensi che quell’autocanditatura parli più alle nomenclature interne piuttosto che al mondo del lavoro sempre più alienato ed alienante?

A questa tua domanda mi sarebbe piaciuto e avrei trovato consolatorio rispondere con una dotta citazione: Walter si tratta di una metodologia “ ad  mentula canis“, ma purtroppo non è così.

Nei primi anni ’90, dinanzi agli epocali cambiamenti nazionali e internazionali, Bruno Trentin promosse l’autoriforma della CGIL che portò all’autoscioglimento delle tre componenti storiche e alla definizione del Programma. Una nuova stagione si apriva di  cui la democrazia  diventava il fulcro fondamentale. La dialettica interna, liberata dalle strettoie delle componenti, investiva tutti i livelli dell’organizzazione. Nuove regole statutarie, nuove metodologie elettive costituivano l’ancoraggio unitario. 

Il corso del tempo ha, però, cancellato del tutto quella stagione. La costituzione dei gruppi dirigenti, in questi ultimi anni è stata fondata sull’adesione acritica , sul conformismo, sulla cooptazione e sulla fidelizzazione. La dialettica politica è diventata una devianza .

 Il  patrimonio storico, etico, ideale e valoriale della CGIL si sta dissolvendo in una nebulosa di opportunismo, di camaleontismo, di trasformismo. 

La verticalizzazione e la gerarchizzazione hanno portato alla costituzione di oligarchie sempre più lontane dalle lavoratrici e dai lavoratori la cui unica finalità è la riperpetuazione del proprio mediocre potere.

L’autocandidatura dell’attuale Segretario Generale è la naturale conseguenza di questa realtà e di questo clima.

Proprio a Mimmo  vogliamo dedicare l’ultima parte del documento “La CGIL che vogliamo”.

Autonomia e indipendenza nella formazione delle decisioni e dei gruppi dirigenti.

Va riaffermato il valore dell’autonomia e/o dell’indipendenza e respinta ogni forma di collateralismo, anche se, per i valori e i progetti sociali di cui è portatore, per gli interessi che rappresenta, il sindacato confederale non può prescindere dal rapporto esistente tra i programmi elettorali e le politiche degli schieramenti politici e gli interessi della sua area di rappresentanza. L’autonomia e/o indipendenza non significa in alcun modo indifferenza.

Significa invece stare in campo con l’autonomia della nostra proposta strategica di cambiamento e trasformazione della società.

Questi elementi fondanti dell’autonomia e della indipendenza della CGIL devono vivere anche nella vita democratica dell’organizzazione. Ciò significa rafforzare le regole dell’incompatibilità e costruire pratiche di selezione democratica dei dirigenti che escludano la cooptazione dall’alto e favoriscano il rinnovamento e l’accesso diffuso ai ruoli di direzione.

Scardinare cooptazioni e conformismi è davvero una priorità per una differente qualità della democrazia interna alla nostra Organizzazione e nella democrazia che vogliamo i rappresentati devono essere più importanti dei rappresentanti.

Occorre aprire una grande e libera discussione sulle forme i modi di coinvolgimento dei nostri iscritti nei processi di formazione delle decisioni e nella formazione stessa dei gruppi dirigenti, non escludendo il ricorso alle primarie tra gli strumenti di consultazione generalizzata degli iscritti.

Grazie ancora Mimmo.

  

Informazioni su Walter Bottoni

Nato il primo settembre 1954 a Monte San Giovanni Campano, ha lavorato al Monte dei Paschi. Dal 2001 al 2014 è stato amministratore dei Fondi pensione del personale. Successivamente approda nel cda del Fondo Cometa dei metalmeccanici dove resta fino 2016. Attualmente collabora con la Società di Rating di sostenibilità Standard Ethics.
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