Atterraggio della Finanza Sostenibile su Marte

Solo per oggi, dimenticando il mio ruolo di editore del blog, cercherò di scrutare con un altro sguardo quello che sta accadendo nella variopinta galassia della Finanza sostenibile.

Innanzitutto vi  invito tutti ad ascoltare la puntata di Market Mover dal titolo evocativo “Perché con il Covid c’è stato un boom della finanza sostenibile?” poichè in pochi minuti riesce a ricostruire con semplicità il grande puzzle della finanza ESG. 

Vediamo cosa è successo questa settimana.

Seppur fuori dalle prime pagine dei giornali è arrivata l’applicazione del regolamento UE 2019/2088 sull’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (Sustainable finance disclosure regulation, o SFDR) che è entrata in vigore il 10 marzo. 

Un autentico punto di svolta per la finanza nel suo insieme che i media avrebbero fatto bene a non ignorare.

Sotto la lente ambientale e sociale infatti finiranno gli investitori finanziari e la loro trasparenza e disclosure della relativa vasta produzione finanziaria. 

Eppure erano solamente  trascorsi pochi giorni dalla scadenza del 28 febbraio  in cui i fondi pensione erano tenuti a pubblicare sui siti (appunto secondo il principio “comply or explain”) la propria “politica di impegno” come stabilito dal “Regolamento in materia di trasparenza della politica di impegno e degli elementi della strategia di investimento azionario dei fondi pensione” introdotto con delibera Covip del 2 dicembre 2020.

Da una prima verifica (squisitamente qualitativa) sui siti internet dei fondi pensione negoziali italiani (tra quanti aderiscono ad Assofondipensione) Mefop ci dice che la maggior parte dei fondi pensione ha preferito adottare l’explain (spiegarsi o meglio giustificarsi) invece di rispettare (comply), confermando ancora una volta il ritardo strutturale nella gestione del risparmio integrativo di cui avevo già parlato a proposito di lancette dell’orologio smarrite.

Ricordo che quando, un anno dopo il 2000, sono arrivato a ricoprire la carica di consigliere in uno dei primi 8 fondi pensione d’Italia, capii fin da subito che la funzione dei stakeholder ovvero degli aderenti era priva di voce. Muta e priva di sguardo rivolto al futuro. 

Solo un anno dopo il consiglio di amministrazione di quel fondo ammise un altro giocatore in gara.

La linea Etica, unica fino a quel momento in Italia che a bordo di  una piccola ma coraggiosa caravella sfidava gli altri modelli di gestione finanziaria.

Ma fu proprio durante la crisi dei mutui subprime che avvenne qualcosa di veramente sorprendente.

Prima di tutto il fondo MPS si mise in contatto con il mondo universitario per  svolgere una ricerca sul comportamento  degli aderenti nel mondo della previdenza complementare e sulle loro preferenze nel campo della sostenibilità (la più vasta e completa ricerca mai fatta nel nostro Paese)  per poi alla fine decidere di ormeggiare la caravella e mettere in mare un intera flotta SRI ovvero tutto il fondo pensione.

Allorchè Eurosif (la principale associazione europea per la promozione e il progresso di investimenti sostenibili e responsabili in tutta Europa) ci premiò decretando i fondi pensione del gruppoMps, best practice in social responsability a ritirare il riconoscimento furono i vertici della banca invece che quei temerari lavoratori del Monte.

Oggi le raccomandazioni arrivate poi nel marzo 2018 del gruppo di esperti ad alto livello sulla finanza sostenibile stanno costituendo la base del piano d’azione sulla finanza sostenibile adottato dalla Commissione  Europea e se le andate a leggere troverete molti punti di contatto con quella storia.

Oggi che la rivoluzione verde avanza in ogni luogo ecco perché la memoria ritorna  a quella avvincente avventura che mi ha visto a prua.

Purtroppo questa rivoluzione verde se ci guardiamo bene attorno è tutta chiusa dentro i punti di comando del sistema finanziario.

Per questo parlo di Marte appunto perché penso,  che  questa rivoluzione difficilmente arriverà a destinazione se la sua navicella spaziale continuerà a restare vuota.

Termino citando la parte finale del documento approvato dal CDA del Fondo Cometa dei metalmeccanici sulla Politica di Impegno su SHRD2 “Tale attività è svolta nell’esclusivo interesse degli aderenti, nella convinzione che attraverso lo stimolo/sostegno di buone pratiche di corporate governance e di responsabilità sociale nelle imprese oggetto di investimento sia in grado di creare valore per l’economia e la società nel suo insieme”.

Avendo ricoperto lo stesso ruolo di amministratore anche in quel fondo mi permetto umilmente di sottolineare che per raggiungere un consapevole stato di soddisfazione gli impiegati e operai meccanici dovrebbero essere condotti culturalmente dentro questa dimensione.

Ma  ahimè i  protagonisti di oggi, aziende e sindacati sono ancora impreparati a questa sfida.

Spetta agli aderenti dei fondi pensione inventare nuove forme e inediti soggetti di rappresentanza, altrimenti continueremo a contare percentuali irrisorie di votanti così com’è avvenuto alle ultime elezioni terminate a marzo di quel fondo pensione.

La  finanza sostenibile più che su un pianeta verde è atterrata invece sul pianeta rosso.

Informazioni su Walter Bottoni

Nato il primo settembre 1954 a Monte San Giovanni Campano, ha lavorato al Monte dei Paschi. Dal 2001 al 2014 è stato amministratore dei Fondi pensione del personale. Successivamente approda nel cda del Fondo Cometa dei metalmeccanici dove resta fino 2016. Attualmente collabora con la Società di Rating di sostenibilità Standard Ethics.
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