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Mps, il Tesoro detta la linea: smembrare
e poi vendere
– Riccardo Chiari, SIENA, 08.02.2022
Governo dei migliori La sostituzione dell’ad Bastianini con Luigi Lovaglio prefigura un
nuovo piano industriale con la cessione di filiali e migliaia di esuberi, per convincere i
mercati finanziari ad appoggiare un prossimo aumento di capitale da 2,5 miliardi e poi
cedere la banca, che comunque archivia il 2021 con 310 miloni di utile netto e
l’azzeramento dello shortfall.
Lo chiedeva l’Europa, il governo Draghi ha puntualmente eseguito. Non sono bastati i conti
che nel 2021 hanno portato Mps ad avere un utile netto di 310 milioni di euro, il miglior
risultato dal 2015 e uno dei migliori dell’ultimo tormentatissimo decennio, per salvare l’ad
Guido Bastianini dalla scure del Tesoro, azionista di riferimento con il 64% dell’istituto.
Come aveva anticipato il Financial Times, l’esecutivo non si fidava di Bastianini per portare
a termine i suoi piani di cessione della banca. E così all’ad, nominato in quota 5 Stelle dal
secondo governo Conte, sono state revocate le deleghe di direttore generale,
amministratore delegato e amministratore incaricato del sistema di controllo interno e di
gestione dei rischi di Mps.
Al posto di Bastianini il cda di Mps ha deliberato all’unanimità la nomina di Luigi Lovaglio,
66 anni, appena cooptato nel board dell’istituto e banchiere di lungo corso con una carriera
tutta interna a Unicredit, di cui ha guidato la controllata polacca Bank Pekao, per poi
approdare alla testa del Creval, di cui ha curato con successo aumento di capitale e
ristrutturazione fino all’Opa vittoriosa del Credit Agricole. Lovaglio è stato ritenuto dal
Tesoro, in particolare dal suo dg Alessandro Rivera, l’uomo più adatto per ristrutturare una
banca che deve essere ceduta, per antichi accordi presi con Bruxelles all’epoca della sua
nazionalizzazione di fatto, nel dicembre del 2017.
Al contrario Bastianini cullava ancora il sogno di un istituto di credito “stand alone”, cioè in
grado di poter continuare a camminare sulle sue gambe. Questo nonostante la tagliola di
un prossimo aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro collegato al nuovo piano industriale
fissato al 2026, aumento che farà parte anche del nuovo accordo con la Dg Comp (l’autorità
per la concorrenza di Bruxelles guidata da Margrethe Vestager) e la Commissione Ue.
Il compito di Lovaglio sarà quindi quello di accelerare sulla “dieta dimagrante” del gruppo
Mps, vendendo gli sportelli del Meridione al Mediocredito Centrale, e ulteriori filiali a
Unicredit e ad altri istituti. Al nuovo ad anche la “mission” di elaborare, con il nuovo piano
industriale, un piano esuberi più massiccio di quello approvato pochi mesi fa, per ridurre di
alcune migliaia gli attuali 21mila dipendenti di Mps, e convincere così i mercati finanziari a
sostenere il prossimo aumento di capitale, evitando interventi pubblici. Una strategia che
vede però contrari, in particolare sul fronte occupazionale, quasi tutti i sindacati dei
lavoratori, Fisac Cgil in testa. Mentre gli enti locali, dal Comune di Siena alla Regione
Toscana, criticano la volontà del Tesoro di smembrare, di fatto, la più antica banca italiana.
Peraltro nella nota sui conti Mps si legge che “attualmente non vi è una stima precisa dei
tempi necessari (alle autorità Ue e alla Bce, ndr) per portare a termine i rispettivi processi”
autorizzativi relativi al piano industriale al 2026, e al connesso aumento di capitale da 2,5
miliardi di euro.
Quanto ai conti 2021, oltre ai 310 milioni di utile il gruppo Mps registra ricavi per 2,98
miliardi di euro (+1,3%),con un margine di interesse di 1,222 miliardi (-5,4%) e commissioni
in crescita del 3,8% a 1,484 miliardi. Il risultato operativo lordo sale del 15,3% a 874
milioni, la raccolta del gruppo è stata pari a 194,7 miliardi, e il totale dei crediti deteriorati è
pari a 4,1 miliardi, per una esposizione netta di 2,1 miliardi e una percentuale di copertura
al 47,9%. Più alti anche gli indicatori di capitale, con l’azzeramento di uno shortfall atteso di
1,5 miliardi di euro.

Il MANIFESTO 8/2/2022

Baseotto – Morgese: al nuovo AD di MPS chiediamo chiarezza sul futuro

A proposito della nomina del dott. Luigi Lovaglio quale nuovo Amministratore Delegato e Direttore Generale di Monte dei Paschi, come nostra abitudine, non esprimiamo alcuna opinione sulle persone che si avvicendano in incarichi di tale responsabilità, ma, nel formulare al Dott. Lovaglio i nostri auguri di buon lavoro, cogliamo l’occasione per ricordare al nuovo A.D. e al MEF che le Organizzazioni Sindacali e le Lavoratrici ed i Lavoratori del Monte, da tempo chiedono chiarezza sul loro futuro e su quello dell’Azienda nella quale lavorano.
Riteniamo che sia il momento di esprimersi in maniera certa sulle strategie future riguardanti Banca MPS e sulle tempistiche dell’annunciato aumento di capitale: ben due piani industriali sono stati al momento ignorati dal MEF e dall’Unione Europea.

Non siamo disponibili a Piani strategici che prevedano sacrifici a senso unico, esuberi e tagli indiscriminati del costo del lavoro e mobilità senza controllo.

Nessuno pensi di smembrare la Banca più antica del mondo e di far pagare il prezzo di anni di scelte politiche ed industriali sbagliate ai Lavoratori e alle Lavoratrici che con grande dedizione e spirito di sacrificio giornalmente contribuiscono alla tenuta della Banca e sono al servizio dei clienti e dei territori.

Come Fisac CGIL chiediamo chiarezza di obiettivi e ribadiamo l’assoluta necessità dell’apertura di un tavolo da parte del MEF per un confronto sulle scelte riguardanti il Monte Paschi: il futuro degli oltre 21.000 dipendenti (di cui quasi diciannovemila iscritti ai Sindacati di settore) deve essere una priorità per tutti, perché si tratta sia di salvaguardare un patrimonio umano e professionale prezioso, sia di preservare e rafforzare il sistema bancario nazionale.

Nino Baseotto – Segretario Generale Fisac CGIL

Paola Morgese – Segretaria Nazionale Fisac CGIL

Roma, 7 febbraio 2022

 

Informazioni su Walter Bottoni

Nato il primo settembre 1954 a Monte San Giovanni Campano, ha lavorato al Monte dei Paschi. Dal 2001 al 2014 è stato amministratore dei Fondi pensione del personale. Successivamente approda nel cda del Fondo Cometa dei metalmeccanici dove resta fino 2016. Attualmente collabora con la Società di Rating di sostenibilità Standard Ethics.
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