Sergent Pepper cercasi.

di Guglielmo Pernaselci

Sto sfogliando “il libro del Prog Italiano” .

Nell’indice conto centoventire gruppi con storie diverse. Gruppi che hanno registrato un solo album e altri che ne producono ancora oggi.

Tutto concentrato in quello stretto spazio di tempo che sono i primi anni settanta.

Centoventitre gruppi che sono in realtà il nucleo centrale di una galassia di tanti altri gruppi e musicisti giovanissimi che si riunivano nelle cantine a suonare strumenti spesso usati o magari nuovi, presi a cambiali.

Una galassia nata dal big bang degli anni 60 che chiamiamo “beat”.

Un nome piccolo come una particella di materia ma destinato a sconvolgere una intera epoca e ad alimentare la vera e unica rivoluzione del 900, ovvero, la rivoluzione che portò i “giovani” al centro del mondo politico ed economico.

Tutto quel mondo lo possiamo vedere ritratto in una immagine simbolo: La copertina del “Sergent Pepper” dei Beatles.

La sintesi autentica di un’epoca, una icona perfetta come quelle di Andrei Rubliev.

In quella immagine ritroviamo ancora oggi tutti gli elementi rivoluzionari di quel mondo: la fantasia, la combinazione, l’inclusività, e soprattutto l’apertura mentale che si traduceva nella assoluta necessità e capacità di dialogare e comunicare con le cose più diverse e lontane tra loro.

Un solo esempio emblematico di questo sincretismo culturale è la figura di Stockhausen – compositore d’avanguardia – anche lui inserito nella famosa foto di gruppo di Sergent Pepper.

Una presenza concreta in quanto i Beatles ascoltavano e ben conoscevano la musica d’avanguardia di Stockhausen and Company e ne utilizzavano tecniche e strumenti nei loro montaggi sonori e trattamento del suono.

Luciano Berio, altro celebre compositore dell’avanguardia in Italia, fondatore dello studio di fonologia della RAI di Milano si onorava della sua grande amicizia con Paul Mc Cartney e la stima era reciproca.

E così la copertina del Sergent Pepper è ancora oggi un esempio di quella straordinaria apertura mentale che spazzava via ogni frontiera culturale, ogni elemento divisorio.

Tutto era permeato e attraversato da un’unica energia creativa. E allora vorrei invitare i giovani musicisti di oggi a guardare bene quella copertina e a confrontarsi con essa.

Mi chiedo come potrebbe essere l’indice di un libro antologico sui gruppi musicali della nostra epoca. Si fatica a trovarne di gruppi musicali. Sono stati sostituiti dai singoli artisti. Alla parola gruppo viene preferita la parola “Progetto”.

Gli Spazi fisici dove incontrarsi per fare musica sono stati sostituiti da piattaforme virtuali.

E così Garage Band non è un luogo dove incontrarsi per suonare ma il nome di un software molto diffuso tra giovani musicisti per “produrre” autonomamente i loro brani e pubblicarli sui social. La progettualità ha preso il posto della creatività.

Il confronto reale con il pubblico è stato sostituito dal numero di like/ follower/download di una qualsiasi piattaforma social.

Ma quello che più spaventa è la totale autoreferenzialità dei singoli giovani musicisti di oggi, alla ricerca di una originalità impossibile da raggiungere se manca il confronto, la conoscenza e il dialogo con altre dimensioni artistiche.

In altri termini abbiamo acquisito come un valore la possibilità di lavorare autonomamente e così abbiamo perso e distrutto un mondo di occasioni di confronto e scambio di esperienze.

Un mondo fatto di musicisti che fanno musica diversa, di manager e produttori che non sono musicisti ma che di musica se ne intendono e ne ascoltano, gestori di locali pronti a scritturarti se suoni bene e riempi il locale, editori e discografici pronti ad investire il proprio danaro, festival e rassegne dove incontrare e suonare con gruppi di ogni tipo.

Vi propongo un piccolo esperimento: provate ad immaginare una copertina del Sergent Pepper come sarebbe oggi. Chi mettereste li al centro al posto dei Beatles e soprattutto chi mettereste intorno a rappresentare il loro e il nostro mondo.

 

Informazioni su Walter Bottoni

Nato il primo settembre 1954 a Monte San Giovanni Campano, ha lavorato al Monte dei Paschi. Dal 2001 al 2014 è stato amministratore dei Fondi pensione del personale. Successivamente approda nel cda del Fondo Cometa dei metalmeccanici dove resta fino 2016. Attualmente collabora con la Società di Rating di sostenibilità Standard Ethics.
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