La favola del GECO

di Guglielmo Pernaselci

C’era una volta, nella città di Roma, una sindaca, come amava farsi chiamare, che lavorava giorno e notte per migliorare la vita degli abitanti della sua città. La sindaca però era disperata. Da molto tempo la sua città, infatti, era preda di un incredibile incantesimo. Nelle strade si aprivano buche dapprima piccole e poi sempre più grandi come voragini, gli alberi ai lati delle strade apparentemente ben saldi sulle proprie radici, alla prima folata di vento cadevano a terra rovinosamente, causando danni a cose e a persone, nei parchi l’erba cresceva più rapidamente del solito trasformando quei luoghi in vere e proprie giungle selvagge, l’immondizia usciva spontaneamente dai cassonetti e invadeva gli spazi intorno, attirando topi, gabbiani, e perfino cinghiali, e come se non bastasse anche gli autobus, anche se nuovi e fiammanti, cominciarono dapprima a rompersi e poi ad incendiarsi per uno strano fenomeno di autocombustione scatenando il panico tra gli abitanti … insomma la città sprofondava sempre di più nel DEGRADO. La povera Sindaca nonostante tutti i suoi sforzi non riusciva a fermare questo terribile incantesimo. Chiamò saggi, super assessori, dette poteri speciali ai suoi fedeli aiutanti, ma nulla di fatto… il DEGRADO sembrava inarrestabile. Ma il giorno più triste per la sindaca fù quando venne pubblicata la classifica delle città più vivibili: Roma era infatti precipitata al penultimo posto e con lei anche la povera sindaca era precipitata nel più grande sconforto. Quando tutto sembrava perduto, qualcuno notò che sui muri della città era comparsa una strana parola: GECO. Era apparsa sui segnali stradali, e finanche sui muri più alti e inaccessibili di edifici abbandonati. Non v’era dubbio. Si doveva trattare sicuramente del nome del terribile mago cattivo che aveva gettato l’incantesimo del DEGRADO sulla città e ora celebrava la sua vittoria rivelando il suo nome e praticamente firmando il proprio trionfo. Non c’era più tempo da perdere. L’impavida sindaca convocò i suoi gendarmi e ordinò di catturare al più presto il terribile mago per costringerlo a ritirare l’incantesimo. I gendarmi si prodigarono nella ricerca e finalmente riuscirono a trovare il covo dove il mago GECO si nascondeva. Finalmente sul volto della sindaca ricomparve il sorriso. L’annuncio della cattura fu dato da tutti gli organi di stampa, telegiornali e social. “Il terribile GECO, causa del DEGRADO della nostra città è stato catturato”.
Il mago GECO in realtà tentò di difendersi da quella colpa. “Non sono un mago cattivo” – diceva – “sono un artista! E volevo invitare la gente a guardare quanti spazi della nostra città sono lasciati a se stessi, abbandonati”. Ma nessuno gli credeva . “ma quale artista” dicevano “ e in cosa consisterebbe il tuo messaggio d’artista?”… e GECO rispondeva dicendo che per lui l’artista ha il diritto ad occupare spazi fino ad allora considerati inaccessibili, poichè l’arte non può essere chiusa solo nei Musei ma deve essere visibile a tutti. Ma a nulla valsero le sue considerazioni. Per tutti lui era il mago cattivo che aveva lanciato il terribile incantesimo del DEGRADO. Ora che GECO è stato catturato aspettiamo che l’incantesimo svanisca… le buche delle strade si richiuderanno, gli alberi torneranno saldi sulle loro radici, le erbacce si ritireranno dai giardini pubblici, autobus e metropolitane torneranno a funzionare meravigliosamente, l’immondizia tornerà nei cassonetti e gabbiani, topi e cinghiali lasceranno la città… anzi no.. i gabbiani no… quelli alla sindaca piacevano tanto!

 

 

 

 

 

 

 

 

Informazioni su Walter Bottoni

Nato il primo settembre 1954 a Monte San Giovanni Campano, ha lavorato al Monte dei Paschi. Dal 2001 al 2014 è stato amministratore dei Fondi pensione del personale. Successivamente approda nel cda del Fondo Cometa dei metalmeccanici dove resta fino 2016. Attualmente collabora con la Società di Rating di sostenibilità Standard Ethics.
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