“C’È MINNITI, NON VADO”. COSÌ IL PAPA DISERTÒ IL FORUM MEDITERRANEO
La notizia confermata dal blog di informazione vaticana «Silere non possum». Fonti interne alla Cei riferiscono le frasi di Bergoglio. Francesco definisce l’ex capo del Viminale «un criminale di guerra»
«Se c’è Minniti, allora non vado io». Dopo tre mesi si scopre il motivo per cui papa Francesco, oltre alla «gonalgia acuta» al ginocchio che già lo tormentava, ha deciso di non partecipare all’incontro finale fra vescovi e sindaci del Mediterraneo, che si è svolto a Firenze domenica 27 febbraio: la presenza dell’ex ministro degli Interni Marco Minniti, definito da Bergoglio senza mezzi termini «criminale di guerra» – visto il suo attuale impegno come presidente della Fondazione “Med-Or”, creatura di Leonardo spa, la principale azienda armiera italiana – nonché “padre” degli accordi fra Italia e Libia che consentono di respingere i migranti nei «campi di concentramento» allestiti nel Paese nordafricano.
IL MANIFESTO a suo tempo (1 marzo) aveva riferito l’ipotesi – sebbene con qualche dubbio – che papa Francesco avesse disertato l’incontro di Firenze sì per il problema al ginocchio, ma anche per la partecipazione di Minniti. Una presenza fra l’altro duramente contestata anche dall’associazionismo antirazzista e pacifista e dal mondo cattolico di base: «Riteniamo che la presenza di Minniti sia fortemente in contrasto con le aspettative delle realtà sociali, laiche o religiose, che operano in difesa della dignità delle persone», avevano scritto allora in una lettera appello.
ORA LA CONFERMA che Francesco non sia andato a Firenze anche per evitare di ritrovarsi accanto all’ex ministro degli Interni arriva dal blog di informazione vaticana Silere non possum, una fonte ben introdotta nei Sacri palazzi e non sospetta di simpatie per Bergoglio, anzi espressione di quel mondo curiale conservatore che non perde occasione di criticare il pontefice quando assume posizioni giudicate troppo liberal.
Il blog racconta uno scambio avvenuto lo scorso 23 maggio, durante il colloquio a parte chiuse fra il papa e i vescovi italiani, all’inizio dell’assemblea generale della Cei. Monsignor Derio Olivero, vescovo di Pinerolo che a Firenze era presente, chiede a Bergoglio come mai abbia rinunciato a partecipare all’incontro. Il papa risponde che i medici gli avevano sconsigliato di andare e poi aggiunge – secondo il racconto di Silere non possum – che era stato avvisato che «all’incontro erano presenti delle persone, fra cui Marco Minniti, che erano implicati nell’industria delle armi e pertanto “era meglio che il papa non partecipasse”».
SENTENDOSI evidentemente chiamato in causa, interviene il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze prossimo al pensionamento, il quale dice al papa che è stato «informato male, perché c’erano due convegni, quello dei vescovi e quello dei sindaci (organizzato dal sindaco Dario Nardella, ndr). Ci siamo uniti solo successivamente, l’ultimo giorno». Una giustificazione inconsistente per Bergoglio, che replica stizzito: «No, tu puoi continuare a dire quello che vuoi, a me hanno detto che c’erano questi signori invitati, c’era anche Minniti». E ancora: «Mi hanno fatto vedere quando erano al ministero quali leggi hanno fatto, sono dei criminali di guerra e ho visto anche i campi di concentramento in Libia dove tenevano questa gente che loro hanno respinto!».
E infatti papa Francesco non solo non è andato a Firenze, ma non si è collegato in streaming per tenere il proprio discorso ai vescovi e ai sindaci riuniti insieme al presidente della Repubblica Mattarella nel salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, non ha mandato un proprio delegato e non ha rivolto nemmeno un saluto durante l’Angelus domenicale, regolarmente guidato da Francesco in piazza San Pietro.
Da il Manifesto, Luca Kocci
Papa Francesco non solo non si presentò quella Domenica a Firenze ma non inviò neppure il Cardinale Pietro Parolin, come era stato anticipato e non saluto i vescovi italiani neanche durante l’Angelus.
Sabato si celebreranno i funerali di Papa Francesco ci chiediamo semplicemente con quale coerenza parteciperanno il presidente Javier Milei, Donald Trump e Giorgia Meloni.
Questa foto è stata scattata l’11 luglio scorso e ritrae sei deputati di La Libertad Avanza, il partito di estrema destra del presidente Javier Milei, insieme a un gruppo di repressori che sono rinchiusi nel carcere di Ezeiza, nella provincia di Buenos Aires. Tutti loro stanno scontando una pena dopo che è stata provata la loro partecipazione attiva a crimini contro l’umanità. In questa immagine si scorge anche Alfredo Astiz, l’emblema del terrorismo di Stato.
La foto immortala alcuni dei 70-80 migranti diretti in Guatemala, imbarcati alla base militare di Fort Biggs nei pressi di El Paso, in Texas, una delle zone calde del confine col Messico. Il Pentagono ha messo a disposizione due C-130 e due C-17 che, in coordinamento con il dipartimento di Stato e il dipartimento della Homeland security, sono utilizzati per le espulsioni. La procedura dei rimpatri è sempre questa, ma la Casa Bianca ha voluto mostrare a tutti la durezza del suo pugno di ferro come monito contro “l’invasione” dei clandestini.
Il 28 marzo il consiglio dei ministri ha approvato un decreto che prevede l’uso delle strutture come centri per il rimpatrio (Cpr), cioè centri di detenzione amministrativa per i migranti irregolari. Le strutture saranno ampliate fino a contenere 140 posti in più rispetto agli attuali e saranno usate anche per ospitare migranti irregolari, cioè stranieri a cui è già stato rifiutato l’asilo o a cui è scaduto il permesso di soggiorno.
Come griderebbe Enzo Jannacci “vengo anch’io no tu no”.