Bella Ciao una canzone….infinita

Pochi brani musicali al mondo hanno avuto la risonanza, la diffusione e la capacità di
suscitare emozione come Oh Bella Ciao; in tempi recenti, l’abbiamo ascoltata
cantata da finestre e balconi di tutto il paese, come un inno alla coesione ed alla
battaglia comune contro il coronavirus; l’abbiamo potuta sentire anche in occasione
della festa del 25 Aprile, in ricordo della lotta partigiana.
Ma allo stesso tempo qualcuno non ha apprezzato, ha storto il naso, considerando la
canzone divisiva, dichiaratamente di sinistra se non addirittura (!) comunista.
Di qui l’esigenza di fare un po’ di chiarezza, almeno questo è il proposito.
Dichiaro in anticipo che personalmente non apprezzo le canzoni politiche, le trovo
roboanti, retoriche nei testi, e banali nella musica. Allo stesso tempo però mi
piacciono canzoni nelle quali c’è contenuto politico: Guccini, De André, Gaber, solo
per fare qualche nome.
Recentemente Oh Bella Ciao è tornata agli onori della popolarità grazie alla
fortunata serie televisiva Money Heist (la Casa de Papel), in cui viene fatta cantare
dai cittadini di Madrid e, ovviamente, qualche giornalista ha ritenuto di dover
scrivere che la gente cantava Oh Bella Ciao dalle finestre perché l’aveva sentita nella
serie televisiva…
In ogni caso, Oh Bella Ciao viene comunemente considerata un canto partigiano, ma
è una invenzione bella e buona; in realtà essa conobbe la prima diffusione nei primi
anni ’50; Giorgio Bocca, ex partigiano, giornalista e scrittore, dichiarò pubblicamente
che non l’aveva mai sentita cantare da nessun partigiano, e Cesare Bermani,
studioso ed autore di un saggio sul canto sociale in Italia, ebbe a precisare che nel
caso di Oh Bella Ciao si è trattato di una “invenzione della tradizione”.
Qualcuno la vuole fa risalire ad un canto tradizionale delle mondine, con un testo
modificato, e nel 1964 il Festival di Spoleto presentò un recital della cantante
Giovanna Daffini con la versione “mondine” all’inizio e la versione “partigiana” alla
fine. Da quel momento in poi venne considerata comunemente un canto partigiano.
In realtà se si esamina con animo sereno il testo, non c’è traccia di enfasi né di
incitamento alla battaglia; al contrario c’è l’anelito alla libertà per la quale si è pronti
a mettere in gioco la propria vita. L’”Invasor” è volutamente indeterminato, non si parla di nazisti o di fascisti, è semplicemente colui che ci vuole privare della libertà e
che, quindi, va combattuto fino anche alla morte.
Beh, francamente non vedrei alcunché di fazioso o divisivo: provate a mettere a
confronto il testo di Oh bella Ciao con il testo dell’Inno di Mameli e dite con sincerità
quale vi sembra più bellicoso ed intransigente!
L’esame del brano dal punto di vista musicale, ci porta di fronte ad un vero
ginepraio.
Alcuni ripropongono l’origine mondina anche della musica, altri colgono la
somiglianza con una chanson francese del XV secolo; ma onestamente non
convincono appieno.
Fausto Giovannardi, ingegnere di Borgo San Lorenzo e appassionato ricercatore
storico e musicale, si trovò tra le mani una registrazione riportata su cd di una
raccolta di brani “Klezmer” incisa a New York nel 1919; la musica Klezmer è una
tipologia musicale ebraica tipica delle regioni balcaniche fino all’Ucraina e alla stessa
Russia; veniva eseguita nelle festività e tradizionalmente in occasione di matrimoni.
Tra i brani della raccolta si trova “Koilen” eseguita da tal Mishka Tziganoff che risulta
assolutamente simile al nostro Oh Bella Ciao.

Mishka Tziganoff era un fisarmonicista zingaro cristiano di origini forse ucraine, ma sicuramente dell’Europa dell’est, emigrato negli Usa nei primi anni del ‘900. A New York il nostro “gipsy accordionist” divideva la propria vita tra il ristorante da lui aperto e l’attività di musicista Klezmer.

Un esame più attento della melodia mi porta a sottolineare come il canto sia tutto “poggiato” sulla 3° minore dell’accordo, tipico della musica popolare dei paesi dell’est; così come l’iterazione in tutte le strofe di “bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao” anch’essa molto comune in quelle regioni.

Sarà per questo motivo che la versione che a mio giudizio è di gran lunga la più bella è quella eseguita da Goran Bregovic, musicista straordinario, slavo di Sarajevo

Segnalo anche la bellissima versione di Tosca eseguita nel corso della trasmissione Di Martedì su La 7:

Se dopo tutto ciò qualcuno ancora vede faziosità e intolleranza in questa canzone, me ne dispiaccio, e forse è vero che è divisiva, ma tutto sommato va bene così!

                            Massimo Rossi

 

                                                            Oggi la storia continua.

Informazioni su Walter Bottoni

Nato il primo settembre 1954 a Monte San Giovanni Campano, ha lavorato al Monte dei Paschi. Dal 2001 al 2014 è stato amministratore dei Fondi pensione del personale. Successivamente approda nel cda del Fondo Cometa dei metalmeccanici dove resta fino 2016. Attualmente collabora con la Società di Rating di sostenibilità Standard Ethics.
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