Ancora una volta prendiamo spunto dalla cinematografia per parlare dell’oggi. Siamo nel febbraio del 1915 e David Wark Griffith fa uscire nelle sale “Nascita di una nazione”. Anche se unanimemente lodato per la perizia cinematografica, il film, fin dalla sua uscita, è stato invece aspramente contestato sia in patria che all’estero per i contenuti razzisti verso la popolazione afroamericana, il sostegno al Ku Klux Klan e la misoginia, tanto che anche molti paesi d’Europa ne proibirono la proiezione.
Ci hanno colpito le parole con cui Giorgia Meloni a terminato il suo video intervento alla convention dei conservatori americani parlando proprio del destino delle Nazioni.
“Votano per noi perché difendiamo la libertà, amiamo le nostre Nazioni, vogliamo rendere sicuri i confini, preserviamo i lavoratori e i cittadini dall’ambientalismo folle di sinistra, difendiamo la famiglia e la vita, combattiamo contro il wokismo, proteggiamo il nostro sacro diritto alla fede e la libertà di parola. Ci battiamo per il buon senso.
La battaglia è dura, ma la scelta è semplice: vogliamo assecondare il declino, o combatterlo?
Faremo fallire la nostra civiltà o saremo pronti a difenderla? Lasceremo ai nostri figli un mondo più debole o più forte? Vogliamo che le nuove generazioni si vergognino delle proprie radici, o vogliamo che recuperino la consapevolezza e l’orgoglio di ciò che siamo e insegnarglielo?
Io ho fatto la mia scelta molto tempo fa, e combatto per ogni giorno per onorarla. Io so
che non sono sola in questa battaglia e che siamo dalla stessa parte tutti insieme. E questo fa la differenza.
Grazie a tutti!
Dio vi benedica! Dio benedica le Nazioni libere del mondo”
Oggi in questa triste e preoccupata domenica per la salute di Papa Francesco, ci sono tornate alla mente alcune riflessioni che solo 10 anni fa egli regalò al mondo.
Ve le riproponiamo.
LA TECNOLOGIA: CREATIVITÀ E POTERE
L’umanità è entrata in una nuova era in cui la potenza della tecnologia ci pone di fronte ad un bivio. Siamo gli eredi di due secoli di enormi ondate di cambiamento: la macchina a vapore, la ferrovia, il telegrafo, l’elettricità, l’automobile, l’aereo, le industrie chimiche, la medicina moderna, l’informatica e, più recentemente, la rivoluzione digitale, la robotica, le biotecnologie e le nanotecnologie. È giusto rallegrarsi per questi progressi ed entusiasmarsi di fronte alle ampie possibilità che ci aprono queste continue novità, perché «la scienza e la tecnologia sono un prodotto meraviglioso della creatività umana che è un dono di Dio». La trasformazione della natura a fini di utilità è una caratteristica del genere umano fin dai suoi inizi, e in tal modo la tecnica «esprime la tensione dell’animo umano verso il graduale superamento di certi condizionamenti materiali». La tecnologia ha posto rimedio a innumerevoli mali che affliggevano e limitavano l’essere umano. Non possiamo non apprezzare e ringraziare per i progressi conseguiti, specialmente nella medicina, nell’ingegneria e nelle comunicazioni. E come non riconoscere tutti gli sforzi di molti scienziati e tecnici che hanno elaborato alternative per uno sviluppo sostenibile?
La tecnoscienza, ben orientata, è in grado non solo di produrre cose realmente preziose per migliorare la qualità della vita dell’essere umano, a partire dagli oggetti di uso domestico fino ai grandi mezzi di trasporto, ai ponti, agli edifici, agli spazi pubblici. È anche capace di produrre il bello e di far compiere all’essere umano, immerso nel mondo materiale, il “salto” nell’ambito della bellezza. Si può negare la bellezza di un aereo, o di alcuni grattacieli? Vi sono preziose opere pittoriche e musicali ottenute mediante il ricorso ai nuovi strumenti tecnici. In tal modo, nel desiderio di bellezza dell’artefice e in chi quella bellezza contempla si compie il salto verso una certa pienezza propriamente umana.
Tuttavia non possiamo ignorare che l’energia nucleare, la biotecnologia, l’informatica, la conoscenza del nostro stesso DNA e altre potenzialità che abbiamo acquisito ci offrono un tremendo potere. Anzi, danno a coloro che detengono la conoscenza e soprattutto il potere economico per sfruttarla un dominio impressionante sull’insieme del genere umano e del mondo intero. Mai l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto se si considera il modo in cui se ne sta servendo. Basta ricordare le bombe atomiche lanciate in pieno XX secolo, come il grande spiegamento di tecnologia ostentato dal nazismo, dal comunismo e da altri regimi totalitari al servizio dello sterminio di milioni di persone, senza dimenticare che oggi la guerra dispone di strumenti sempre più micidiali. In quali mani sta e in quali può giungere tanto potere? È terribilmente rischioso che esso risieda in una piccola parte dell’umanità.
Si tende a credere che «ogni acquisto di potenza sia semplicemente progresso, accrescimento di sicurezza, di utilità, di benessere, di forza vitale, di pienezza di valori», come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia. Il fatto è che «l’uomo moderno non è stato educato al retto uso della potenza», perché l’immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza. Ogni epoca tende a sviluppare una scarsa autocoscienza dei propri limiti. Per tale motivo è possibile che oggi l’umanità non avverta la serietà delle sfide che le si presentano, e «la possibilità dell’uomo di usare male della sua potenza è in continuo aumento» quando «non esistono norme di libertà, ma solo pretese necessità di utilità e di sicurezza». L’essere umano non è pienamente autonomo. La sua libertà si ammala quando si consegna alle forze cieche dell’inconscio, dei bisogni immediati, dell’egoismo, della violenza brutale. In tal senso, è nudo ed esposto di fronte al suo stesso potere che continua a crescere, senza avere gli strumenti per controllarlo. Può disporre di meccanismi superficiali, ma possiamo affermare che gli mancano un’etica adeguatamente solida, una cultura e una spiritualità che realmente gli diano un limite e lo contengano entro un lucido dominio di sé.
Oggi il film muto “The bird of a Nation” di Griffith ha trovato finalmente la sua colonna sonora. (basta ascoltare il suono delle manette).